Cose da ragazzi – incontro con Marina Rotondo, Palazzo Grassi, Venezia

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Se la motivazione è una componente fondamentale per garantire un’esperienza di apprendimento significativa, allora permettere a bambini e ragazzi di svolgere un ruolo attivo, costruire l’opportunità perché si approprino di luoghi, ruoli, strumenti per esprimere le loro idee è certamente importante. E in questo processo la collaborazione gioca un ruolo non secondario. Da questo punto di vista è interessante il progetto recentemente realizzato dalla sezione Servizi educativi di Punta della Dogana e Palazzo Grassi / François Pinault Foundation a Venezia – è uno dei partner del nostro progetto di ricerca – Detto tra noi http://www.palazzograssi.it/it/detto-tra-noi: una videoguida per tablet realizzata “dai ragazzi per i ragazzi” dedicata alla mostra attualmente in corso Prima materia.

Abbiamo incontrato Marina Rotondo, responsabile delle attività educative, che ci ha raccontato l’iter di questo progetto, alquanto nuovo e sperimentale per la stessa istituzione che lo ha promosso: “Il nostro programma educativo, che si chiama St_art, ha preso avvio cinque anni fa, con la didattica legata alle mostre; da allora, ogni anno abbiamo cercato di aggiungere nuove iniziative. Pur avendo sviluppato attività rivolte anche alle famiglie, la nostra concentrazione è certamente verso le scuole, dalle materne alle superiori, ma in particolare elementari e medie.” Lavorare in questa direzione, però, significa trovare il modo per integrare le esperienze di apprendimento museale con quelle scolastiche: una integrazione che va costruita, e che può rappresentare una sfida laddove si vogliono proporre temi e questioni che non siano già tradizionalmente inclusi nel curriculum scolastico, come accade con l’arte contemporanea o potrebbe accadere con il design.
“Raramente – ci ha spiegato Marina – si fa arte contemporanea a scuola, per questo bisogna riuscire non solo a trovare la collaborazione di insegnanti che abbiano una motivazione personale, ma anche ragionare su possibili collegamenti e intrecci fra la proposta museale e le previsioni scolastiche. Per esempio, da quattro anni abbiamo cominciato a proporre una serie di percorsi al museo in lingua straniera – francese, inglese, spagnolo – che si rivolge alle scuole che hanno già accolto la raccomandazione europea ‘Content and Language Integrated Learning’, secondo cui le scuole dei paesi europei devono integrare l’insegnamento di una materia curricolare in lingua straniera.”

È proprio nell’ottica della integrazione con l’offerta educativa scolastica – sempre preservando la specificità del museo – che è nato anche Detto fra noi. Alla base di questo progetto c’è soprattutto una riflessione più ampia sui modi dell’apprendere e sulla importanza della relazione e collaborazione all’interno di una comunità di pari: “Nel il 2013-2014 abbiamo ideato un progetto per noi ambizioso, anche perché mancano precedenti simili. Siamo partiti da una riflessione sul difficile pubblico degli adolescenti, che generalmente non visitano i musei, né con i genitori né con i loro amici. I ragazzi spesso associano l’idea di museo a qualcosa di noioso. Inoltre tendenzialmente non sono molto interessati a quello che gli dicono gli adulti o i familiari o gli insegnanti o una guida del museo; sono soprattutto interessati a quello che dicono i loro coetanei, come del resto dimostra anche l’uso dei social network. Abbiamo quindi cominciato a pensare che cosa potevamo fare per avvicinarli al museo, e stimolare il loro interesse all’arte contemporanea. L’idea è stata di coinvolgerli nella produzione di una guida al museo, nella ideazione e realizzazione dei contenuti di una guida rivolta ai loro coetanei. Con un po’ di impegno siamo riusciti a coinvolgere ben sette classi di scuole primarie e secondarie veneziane, grazie anche alla mediazione degli insegnanti.”


Photo © François Pinault Foundation

Il programma svolto da novembre 2013 a aprile 2014, ha previsto per tutte le classi una prima visita alla mostra di Punta della Dogana, durante la quale i ragazzi sono stati lasciati liberi di girovagare per le sale, con l’unico compito di osservare – una esperienza che, a quanto racconta Marina, è stata molto apprezzata: “Davanti all’opera d’arte contemporanea non c’è giusto o sbagliato, e questo può essere molto liberatorio per i ragazzi”.
Al termine della visita i ragazzi si sono confrontati con Marina e altri operatori del servizio educazione su quelli che erano gli aspetti e i temi emersi dalla visita per loro maggiormente interessanti: dall’arte di strada alle rivolte del ’68, dalla rappresentazione delle emozioni alla fantascienza. Dalla discussione in sede, ha preso avvio il lavoro in aula e anche fuori dall’orario scolastico: ogni mese le classi si sono incontrate con i responsabili del museo, per capire come esplorare i diversi temi, avanzare proposte di lavoro, verificarne la fattibilità, infine gli studenti hanno proceduto a realizzare i contenuti veri e propri, talvolta anche con grande autonomia, collaborando fra loro. Il risultato è una serie di testi, video, poesie, interviste e gallerie di immagini originali realizzati dai ragazzi, che sono stati inseriti in una piattaforma digitale adattata per lo scopo, caricata su una decina di tablet che ora sono disponibili gratuitamente per la visita a Punta della Dogana.

Mentre la valutazione della esperienza e del risultato, tramite questionari, è ancora in corso, l’impressione complessiva è che modalità più attive di coinvolgimento dei giovani e specialmente la strada della collaborazione e della coprogettazione con gli studenti meriti di essere ulteriormente esplorata: “Alla fine del progetto, quando abbiamo organizzato una festa per presentare la guida, chiaramente gli studenti si sentivano a casa loro, e spiegavano ai loro genitori e amici la mostra. Quel che ci sembra importante è che i ragazzi sono riusciti ad andare oltre la superficie, a scoprire le idee degli artisti in mostra, a farle proprie in maniera critica, e a fare emergere le proprie idee. Quindi, a fare un percorso di conoscenza e crescita che riguarda più in generale il loro approccio al mondo.”

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