Comunità di pratica: incontro con Carlo Tamanini e Annalisa Casagranda, Mart, Rovereto
02/07/2014
“There are things that I want to do but until they have a place they remain necessarily vague and indeterminate”, questa frase dell’artista francese, Delphine Chapuis, può rappresentare bene il processo di ricerca che abbiamo avviato con EDDES, come osserva Carlo Tamanini, coordinatore dell’Area Educazione del Mart a Rovereto – uno dei musei partner del nostro progetto. Abbiamo incontrato Carlo a inizio giugno, insieme ad Annalisa Casagranda – che all’interno del Mart si occupa della didattica per il pubblico e le famiglie –, per cominciare a confrontarci sulle possibili intersezioni di EDDES con la esperienza del Mart. Il 2014 rappresenta un anno importante per il settore Educazione del Mart, perché segna il suo trentennale. Come ci hanno spiegato Carlo e Annalisa, “il Mart ufficialmente nasce nel 1989, fino ad allora era una sezione distaccata del Castello del Buonconsiglio di Trento, che si occupava di collezioni pubbliche d’arte di Otto e Novecento. Ma già dal 1984 erano iniziate, grazie alla professoressa Maria Teresa Fiorillo, le prime esperienze educative, con le attività per le scuole. All’inizio un contributo importante venne anche dalla collaborazione con Pino Parini, docente di teorie della percezione che era legato al movimento della Scuola Operativa Italiana, e che svolgeva ricerche sul rapporto percezione-linguaggio…” Per progettare e realizzare le numerose attività del Mart, accanto a Carlo e Annalisa c’è un gruppo di collaboratori che, come ci raccontano, è composto da figure che hanno formazione e background variegati: “Il nostro staff è composto da laureati in sociologia, in filosofia, in conservazione dei beni culturali, al Dams, all’accademia di belle arti, oppure in architettura, perfino studenti in giurisprudenza… Per svolgere il nostro lavoro quel che è importane è la motivazione personale e il talento individuale; la formazione poi avviene in itinere, sul campo. Per questo un concetto per noi centrale, per intendere il nostro team, è comunità di pratica: ognuno di noi impara di più dalle persone che frequenta che dagli studi formali. È quanto succede anche fra i nostri mediatori. Si tratta di una continua condivisione, anche informale, di conoscenze, e poi ci sono momenti in cui, mensilmente, ci confrontiamo per riflettere e rielaborare le nostre esperienze”. In questa ottica anche il design e le competenze messe in campo da EDDES possono contribuire a nutrire la comunità di pratica degli educatori e mediatori del museo, sia a livello di spazi, strumenti e materiali che possono essere progettati sia sul piano dei metodi e degli approcci: “portare intorno a un tavolo ideale persone e figure che hanno competenze specifiche diverse – il design e le sue metodologie, la educazione e la formazione, la mediazione museale, istituzioni che si occupano di beni culturali, arte e arte applicata – nel tentativo di individuare situazioni che possono essere di vantaggio reciproco, può rappresentare una iniziativa di collaborazione e confronto importante, a livello di pratiche e conoscenze”. |