Cose da ragazzi – incontro con Marina Rotondo, Palazzo Grassi, Venezia
18/07/2014
Se la motivazione è una componente fondamentale per garantire un’esperienza di apprendimento significativa, allora permettere a bambini e ragazzi di svolgere un ruolo attivo, costruire l’opportunità perché si approprino di luoghi, ruoli, strumenti per esprimere le loro idee è certamente importante. E in questo processo la collaborazione gioca un ruolo non secondario. Da questo punto di vista è interessante il progetto recentemente realizzato dalla sezione Servizi educativi di Punta della Dogana e Palazzo Grassi / François Pinault Foundation a Venezia – è uno dei partner del nostro progetto di ricerca – Detto tra noi http://www.palazzograssi.it/it/detto-tra-noi: una videoguida per tablet realizzata “dai ragazzi per i ragazzi” dedicata alla mostra attualmente in corso Prima materia. Abbiamo incontrato Marina Rotondo, responsabile delle attività educative, che ci ha raccontato l’iter di questo progetto, alquanto nuovo e sperimentale per la stessa istituzione che lo ha promosso: “Il nostro programma educativo, che si chiama St_art, ha preso avvio cinque anni fa, con la didattica legata alle mostre; da allora, ogni anno abbiamo cercato di aggiungere nuove iniziative. Pur avendo sviluppato attività rivolte anche alle famiglie, la nostra concentrazione è certamente verso le scuole, dalle materne alle superiori, ma in particolare elementari e medie.” Lavorare in questa direzione, però, significa trovare il modo per integrare le esperienze di apprendimento museale con quelle scolastiche: una integrazione che va costruita, e che può rappresentare una sfida laddove si vogliono proporre temi e questioni che non siano già tradizionalmente inclusi nel curriculum scolastico, come accade con l’arte contemporanea o potrebbe accadere con il design. È proprio nell’ottica della integrazione con l’offerta educativa scolastica – sempre preservando la specificità del museo – che è nato anche Detto fra noi. Alla base di questo progetto c’è soprattutto una riflessione più ampia sui modi dell’apprendere e sulla importanza della relazione e collaborazione all’interno di una comunità di pari: “Nel il 2013-2014 abbiamo ideato un progetto per noi ambizioso, anche perché mancano precedenti simili. Siamo partiti da una riflessione sul difficile pubblico degli adolescenti, che generalmente non visitano i musei, né con i genitori né con i loro amici. I ragazzi spesso associano l’idea di museo a qualcosa di noioso. Inoltre tendenzialmente non sono molto interessati a quello che gli dicono gli adulti o i familiari o gli insegnanti o una guida del museo; sono soprattutto interessati a quello che dicono i loro coetanei, come del resto dimostra anche l’uso dei social network. Abbiamo quindi cominciato a pensare che cosa potevamo fare per avvicinarli al museo, e stimolare il loro interesse all’arte contemporanea. L’idea è stata di coinvolgerli nella produzione di una guida al museo, nella ideazione e realizzazione dei contenuti di una guida rivolta ai loro coetanei. Con un po’ di impegno siamo riusciti a coinvolgere ben sette classi di scuole primarie e secondarie veneziane, grazie anche alla mediazione degli insegnanti.”
Il programma svolto da novembre 2013 a aprile 2014, ha previsto per tutte le classi una prima visita alla mostra di Punta della Dogana, durante la quale i ragazzi sono stati lasciati liberi di girovagare per le sale, con l’unico compito di osservare – una esperienza che, a quanto racconta Marina, è stata molto apprezzata: “Davanti all’opera d’arte contemporanea non c’è giusto o sbagliato, e questo può essere molto liberatorio per i ragazzi”. Mentre la valutazione della esperienza e del risultato, tramite questionari, è ancora in corso, l’impressione complessiva è che modalità più attive di coinvolgimento dei giovani e specialmente la strada della collaborazione e della coprogettazione con gli studenti meriti di essere ulteriormente esplorata: “Alla fine del progetto, quando abbiamo organizzato una festa per presentare la guida, chiaramente gli studenti si sentivano a casa loro, e spiegavano ai loro genitori e amici la mostra. Quel che ci sembra importante è che i ragazzi sono riusciti ad andare oltre la superficie, a scoprire le idee degli artisti in mostra, a farle proprie in maniera critica, e a fare emergere le proprie idee. Quindi, a fare un percorso di conoscenza e crescita che riguarda più in generale il loro approccio al mondo.” |