Design e apprendimento creativo – workshop e discussione
09/07/2014
All’origine di EDDES c’è la convinzione che, nel quadro delle sfide e del cambiamento dell’educazione nel nuovo millennio, il design può portare un significativo contributo. Sperimentare e verificare in quali modi e a quali livelli questo contributo possa articolarsi è l’obiettivo del nostro progetto di ricerca, con particolare attenzione sull’apprendimento creativo dei bambini fra 6 e 13 anni in contesti di apprendimento museali e scolastici. Al fine di esplicitare e portare a confronto questa varietà di posizioni e possibilità, abbiamo organizzato un incontro lunedì 30 giugno, al quale hanno partecipato sia membri del gruppo di ricerca – Roberto Gigliotti, Jonathan Pierini e Simone Simonelli, oltre a Giorgio Camuffo e Maddalena Dalla Mura che hanno coordinato la giornata – sia mediatori e educatori provenienti dalle istituzioni partner – Annalisa Casagranda e Carlo Tamanini (entrambi dal Mart), Ivo Corà (Museion), Dora De Diana (Fondazione Querini Stampalia) – sia due giovani designer – Alice Dellantonio e Manuela Dasser – che si sono laureate recentemente presso la Facoltà di Design e Arti di Bolzano, con due tesi di progetto rivolto ai bambini. L’incontro è stato strutturato in tre attività, svolte in gruppo e collettivamente, incentrate sulla discussione dei significati di “apprendimento creativo” e di “design” e sulla esplorazione di idee e possibili risposte al quesito centrale di EDDES, ovvero “in quali modi il design può contribuire a sviluppare e sostenere esperienze di apprendimento creativo?”. I workshop erano intesi non tanto a raggiungere risposte definitive, quanto a porre sul tavolo ipotesi da approfondire, evidenziare nodi da chiarire, costruire un vocabolario condiviso. Da questo punto di vista il pomeriggio è stato certamente fruttuoso. Per esempio, la discussione – a partire da una selezione di immagini – delle situazioni e manifestazioni di esperienze di apprendimento creativo, ha portato i partecipanti a interrogarsi su termini opposti come caos/ordine, regola/trasgressione, vincoli/libertà, individuale/collettivo; a riflettere sul ruolo e i confini della mediazione e della stimolazione dell’apprendimento attraverso oggetti/strumenti/istruzioni/persone; a parlare dell’importanza del corpo e dei sensi, come pure della influenza dello spazio (progettato) e dell’ambiente (interno/esterno, artificiale/naturale) sull’apprendimento. Durante la seconda attività, dedicata al significato di “design”, l’accordo dei partecipanti sul fatto che è difficile ridurre il design a una definizione sintetica e univoca, si è accompagnato a un vivo dibattito su quali siano gli aspetti identificativi, gli obiettivi e lo specifico di questa attività e di chi se ne occupa, a livello materiale e immateriale. Si è così discusso del progetto di oggetti e strumenti ma anche di esperienze e relazioni; di configurazione e di innovazione (come obiettivi del design); di funzione, empatia e significati (di quel che è progettato); ed è stata affrontata la questione stessa della estensione/estendibilità dell’attività del “progettare”, come propria di alcune figure specializzate oppure come caratteristica dell’essere umano, ovvero ancora come approccio e metodo applicabile in diversi ambiti. L’ultima attività, infine, attraverso la costruzione di una mappa di affinità fra le idee generate dai partecipanti, ha lasciato emergere tre aree o direzioni di intervento, fra loro intrecciate, per quanto riguarda il contributo del design all’apprendimento creativo, in specie nei musei: avvicinare i bambini (o i soggetti dell’apprendimento) ad aspetti, processi e approcci del design (anche attraverso la co-progettazione di laboratori fra designer e bambini); il progetto di oggetti, strumenti e soluzioni per soggetti e figure che operano nella realizzazione e promozione dell’apprendimento creativo; lo scambio e la collaborazione fra figure, competenze, approcci e “metodi” del design e gli educatori/mediatori. |