Cambiare il mondo? Miglioriamo la scuola… incontro con il maestro Franco Lorenzoni

Cercare segni e tracce, per capire, comportandoci come etnografi, la vita di chi abita a Cenci: è questa la richiesta con cui il maestro Franco Lorenzoni ci ha accolti (alcuni componenti del gruppo EDDES e gli studenti del corso di Comunicazione visiva “Come on Kids! 3: Alla ricerca dello spazio perduto”) al nostro arrivo alla sua casa/laboratorio, ad Amelia (Terni). Siamo andati a trovarlo dopo avere intrapreso la lettura del suo libro I bambini pensano grande, affascinante e nitido racconto della sua esperienza con una classe elementare.
Di segni, a Cenci, ne troviamo molti, dispersi nei prati e nel bosco e fra i tre edifici in cui si distribuiscono le attività dell’associazione Cenci: tracce di percorsi nel prato, corde tese fra gli alberi, una nave/osservatorio di legno con un timone dipinto con i segni zodiacali, una casetta d’arbusti, la struttura di una grande tenda, i resti di un fuoco, tronchi e stivali dipinti, una meridiana con una scritta in greco, cerchi e sfere, come quelli appesi al filo che rimandano ai corpi celesti. E poi ci sono i bambini: ne osserviamo alcuni attraverso una grande finestra. All’interno di una grande stanza si muovono con lentezza, ogni tanto si fermano, quasi cercassero di sentire lo spazio con il loro corpo.
I bambini vengono da Roma e sono ospiti per tre giorni dell’associazione, dove possono fare esperienza di un diverso approccio educativo, a stretto contatto con la natura, lontano dalla frenesia dei dispositivi digitali. Li incontriamo nuovamente dopo cena, quando rientriamo da una passeggiata nel bosco, nel buio della notte, guidati mano nella mano dal maestro Franco e dalle stelle – Giove e i Gemelli, e poi Venere. Quando arriviamo, i bambini sono seduti attorno al fuoco, ci accomodiamo anche noi, e il maestro racconta a tutti la storia di Castore e Polluce, i gemelli figli di Leda.
Il secondo giorno della nostra visita, il maestro Franco ci parla del suo lavoro a scuola nel paesino di Giove.
Ci mostra i risultati di alcune attività fatte con i suoi alunni: la documentazione di un intero anno scolastico, partito dal tema delle ombre, come spunto per affrontare questioni di geometria, matematica, astronomia e filosofia, è sorprendente.

“Bisogna avere flessibilità e capacità di cogliere quel che viene dai bambini, è qualcosa che ho imparato nel tempo, così come saper collegare e unire, connettere i saperi. In questo modo diventa possibile entrare veramente dentro un tema, e fare emergere suggestioni per lavorare insieme, perché siano i bambini stessi a trovare e fare”, ci spiega. Ci mostra anche materiali e strumenti realizzati quest’anno con i bambini della classe quarta, ragionando con loro sul tema delle costruzioni: il tema, ci racconta, è nato dalla osservazione di una casetta un po’ storta che si trova nel cortile della scuola e dall’obiettivo di ripararla, e si è ampliato via via in altre attività, testimoniate da vari oggetti raccolti o realizzati dai bambini: nidi, oggetti in terracotta, composizioni di elementi naturali. Più tardi seguiamo la classe del maestro in una gita presso un apicoltore, e parliamo con il maestro della mostra che vuole realizzare con i lavori degli alunni.

“Per lavorare con i bambini è importante averne rispetto, saper ascoltare. Ma è anche importante fare qualcosa che noi stessi troviamo interessante, in cui crediamo e che ci interessa ricercare, per esempio io sono interessato all’astronomia. Se affrontiamo temi verso i quali non abbiamo motivazione, di cui noi stessi non sentiamo l’urgenza, i bambini se ne accorgono; devono sentire che anche noi stiamo cercando. Bisogna concentrarsi su una piccola cosa, fare in modo che prenda respiro, anziché affannarsi a proporre troppo. Lavorare per sottrazione. È anche importante saper apparecchiare lo spazio per loro, essere preparati.” Dalle parole e soprattutto dai modi del maestro Franco emerge una sensibilità e una esperienza coltivata in oltre trent’anni di lavoro da cui abbiamo molto da imparare.

Come racconta nell’intervista realizzata dagli studenti del corso di Comunicazione visive – disponibile qui – l’idea che lo ha sempre guidato è quella di cambiare il mondo, o meglio, di migliorarlo: in questo senso l’educazione può fare più che la rivoluzione con le sue velleità. Ma educare, prima che progettazione, è visione. E la visione del maestro Franco è che la scuola sia “meglio” della società, quale si presenta: laddove la società discrimina, la scuola deve accogliere, laddove la società accelera, la scuola deve saper rallentare, laddove la società offende la cultura, la scuola deve coltivarla… un obiettivo che, come il maestro confessa, non è facile da raggiungere, ma verso il quale è necessario lavorare.

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