Con le sue numerose istituzioni culturali e storiche, impegnate ad affrontare il turismo mordi-e-fuggi, coltivando nel contempo la relazione con la comunità locale, Venezia rappresenta un interessante caso studio per il nostro progetto: in che modo il design può inserirsi in simili dinamiche? Abbiamo cominciato a parlarne con Dora De Diana responsabile della didattica e delle manifestazioni culturali della Fondazione Querini Stampalia uno dei nostri partner, che nel 2013 ha già ospitato con successo il festival Come On Kids.
“A Venezia dal punto di vista educativo e didattico le iniziative si sono moltiplicate nell’ultimo decennio, senza una reale programmazione complessiva; per fare attività educative e dedicate all’apprendimento creativo in una città come questa è dunque necessario puntare al cambiamento e sperimentare strade diverse. È una esigenza che noi percepiamo, che dobbiamo affrontare tenendo conto della nostra storia – la Biblioteca, il Museo, l’architettura – ma anche traendo vantaggio dalla natura multiforme della Fondazione,” ci ha spiegato Dora.
Alla Fondazione Querini Stampalia – sede della Biblioteca civica del centro storico, di un’interessante Casa Museo e nota per gli importanti restauri architettonici a cura di Carlo Scarpa, Valeriano Pastor e Mario Botta – l’attività educativa ha cominciato a essere sviluppata dagli anni Duemila.
“Negli anni Novanta, l’educazione non era considerata centrale nelle attività della Fondazione: ci si limitava ad alcuni progetti temporanei e alle visite guidate. All’inizio del nuovo millennio è maturato l’interesse e, per non replicare esperienze educative già in atto in città, è stata fatta una riflessione sugli aspetti unici della nostra Fondazione. Sono nati così i laboratori Spaziando su Carlo Scarpa alla Fondazione Querini Stampalia, legati al restauro della Querini, che hanno messo in risalto tutti gli aspetti di un progetto architettonico: dal disegno alla realizzazione dello spazio; dall’uso dei materiali all’impiego dell’acqua e della vegetazione in giardino come elementi architettonici.”
Dopo lo spazio e l’architettura, la Fondazione ha iniziato a lavorare nell’ambito delle arti visive contemporanee: “Oltre alla progettazione dei laboratori dedicati alle mostre organizzate in Fondazione (Where is your place di Ilya e Emilia Kabakov, L’ora X di Giulio Paolini, La Materia dell’Ornamento di Jospeh Kosuth) o ospitate in Fondazione (Padiglione di Cipro e la mostra sull’artista nativo James Luna curata dallo Smithsonian Institute di Washington), in occasione della Biennale di Venezia del 2003 abbiamo anche collaborato all’ideazione del primo progetto Educational della Biennale di Venezia in collaborazione con l’associazione Il Cavaliere Azzurro, le cui operatrici sono poi state fattivamente coinvolte nella realizzazione delle attività in Biennale.”
Negli ultimi anni l’offerta della Fondazione si è quindi articolata con una serie di laboratori per scuole e famiglie che toccano temi diversi: arte moderna e contemporanea, architettura, educazione alla lettura e temi proposti legati alle mostre temporanee – dal fumetto alla storia della navigazione. Una offerta che ha richiesto la collaborazione di competenze e professionalità diverse: “Come operatori in questi anni si sono susseguiti il personale del Cavaliere Azzurro, di Barchetta Blu e di CoopCulture coadiuvati da soggetti diversi come i colleghi della Biblioteca per quanto riguarda le attività legate all’educazione alla lettura, i colleghi del Museo per i laboratori riferiti all’arte e alle collezioni; alcuni artisti come Maria Morganti per le arti contemporanee, gli specialisti del Cinema, della Musica e non ultimi studenti e designer professionisti in occasione della prima edizione di Come on Kids del 2013.”
L’impegno della Fondazione ha realizzato altri progetti temporanei, che hanno stimolato ulteriori riflessioni nella sezione della Educazione Permanente: “Abbiamo portato il museo nelle case di riposo, promosso iniziative per le detenute delle carceri e recentemente delle seconde generazioni di migranti, ma soprattutto della promozione a 360 gradi del concetto di cittadinanza attiva presso gli studenti delle scuole superiori. Sono certa che abbiamo instillato dei semi importanti, tuttavia dobbiamo combattere con le attuali difficoltà economiche che incidono soprattutto sulle modalità di comunicazione”.
“Stimolare la curiosità e la creatività dei visitatori”, come recita la missione della sezione Didattica della Querini Stampalia, è infatti impresa non sempre facile da perseguire, perché richiede costanti investimenti in persone e tempo per rinnovare i propri progetti, evitando programmi preconfezionati. A tal proposito, nuove strade sono state intraprese. Da un lato nel 2013 si è inaugurato un nuovo servizio per i bambini in età prescolare: Casa Macchietta è uno spazio in cui i piccoli dai tre ai sei anni sono seguiti da educatrici con programmi mirati: letture animate, laboratori creativi, gioco libero, mentre i genitori o i nonni visitano il museo o studiano in biblioteca. “Macchietta è un cane di cui si trova storicamente traccia nella storia della famiglia Querini, noi lo abbiamo trasformato in un personaggio-guida per i bambini che vengono al Museo. Abbiamo anche realizzato un libretto legato a Macchietta, una guida-gioco che viene donata ai bambini in visita con i genitori, ricca di informazioni legate alle collezioni, uno strumento con cui si può continuare a giocare anche a casa. Dall’altro lato, si sta investendo anche in progetti in cui scolari e insegnanti sono i protagonisti. Le recenti esperienze legate alla donazione di libri per le biblioteche scolastiche da parte delle librerie Giunti, quelle legate alla musica contemporanea con l’associazione Venti Nuovi e ultime solo in ordine di tempo quelle legate al cinema delle origini con Carlo Montanaro, mi hanno convinta che l’esplorazione di nuovi ambiti, al di là del tradizionale utilizzo delle Collezioni queriniane, possono essere delle utili chiavi di lettura per la formazione dei più piccoli, integrandosi con il piano scientifico delle insegnanti. Lavorare sempre più in sinergia con altri luoghi e figure dell’apprendimento è una direzione che ritengo sia tutta da esplorare.”
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